Dicono di Noi...
Articolo sullo spettacolo per il convegno UNPV del 04 Gennaio 2014,
uscito su PopAct (eventi ed arte)
Teatro e fede per l’Officina dei Talenti
di Serena Calabrese – Emozione e comunità: queste sono le due parole che mi vengono in mente se ripenso all’esperienza entusiasmante che io e i miei amici abbiamo vissuto nell’animare la serata del sabato al Convegno Nazionale UNPV “Apriti alla Verità, porterai la Vita”. L’Ufficio Nazionale per laPastorale delle Vocazioni ha infatti organizzato una serie di incontri (dal 3 al 5 gennaio 2014) a Roma e la sera del 4 il laboratorio teatrale giovanile della Diocesi di Tivoli L’Officina dei Talenti, di cui faccio felicemente parte, ha portato in scena per i partecipanti al convegno lo spettacolo di varietà “Our Crazy Society Show”, che aveva già proposto in altre date nella provincia di Roma.
Ogni spettacolo, ogni esibizione, è un’occasione di emozione, di adrenalina, di tensione, di collaborazione, di amicizia, di comunità, di vita e non ringrazieremo mai abbastanza gli organizzatori per averci dato la possibilità di recitare, ballare e cantare un’altra volta, e in un’occasione così importante. Nel nostro piccolo, noi cerchiamo di dar vita a un modo di dedicarci a una cosa che ci piace, il teatro, in maniera costruttiva e collaborativa, tentando di vivere nella nostra grande comunità (una cinquantina di membri) il nostro essere cristiani. Siamo esseri umani e non siamo immuni da errori, delusioni, attriti: ma se si lascia spazio all’Amicizia e all’Amore, vince sempre l’unità. E devo dire che, al di là di tutto, non sempre e imperfettamente, perché imperfetti siamo, questo, all’Officina dei Talenti, accade, ed è la probabile ragione del nostro successo, che si concretizza nell’osservazione che chi assiste ai nostri spettacoli spesso fa: la percezione dell’amicizia che ci lega. È questo magari il bello: la maniera imperfetta e umana di vivere la perfettibilità, la potenzialità al miglioramento che c’è in ognuno di noi.
Ed arrivare in un altro posto, sistemare la propria roba nei camerini (o nei luoghi che ne svolgono la funzione), vestirci, truccarci, occuparci del mixer, delle luci, della musica, degli effetti, provare i balletti, le canzoni, i microfoni, le scene a memoria in un angolo o nel bagno, discutere, non capirsi, sorridere, alla fine comprendersi, microfonarsi, fare i riti scaramantici di tradizione teatrale di cui ci piace l’allegria e la goliardia, aspettare dietro le quinte, guardarsi, incoraggiarsi, attendere il proprio momento, uscire e salire sul palco, sentire le luci, spaventarsi, esibirsi di nuovo e miracolosamente, tornare dietro le quinte, aiutare qualcuno col cambio microfoni o il cambio costumi, aspettare di nuovo il proprio turno, ridere alle battute degli altri, rammaricarsi degli errori dei compagni (di cui ci accorgiamo noi e il pubblico quasi mai), uscire alla fine per i saluti, prendere il compagno per mano e inchinarsi, salutare il pubblico sempre benevolo e incoraggiante, tornare dietro le quinte per cambiarsi, essere puntualmente richiamati sul palco per la foto di gruppo, cercare chi manca all’appello per la foto di gruppo (perché, non si sa com’è, qualcuno manca sempre!), fare le smorfie e non stare mai fermi durante la foto e costringere i fotografi a farne sempre due o tre, munirsi di cestino per chiedere le offerte destinate all’autofinanziamento e alla beneficenza, questo per noi è fare teatro. Grazie di nuovo all’UNPV, perché un giorno di teatro in più per noi non è mai un giorno di troppo.
di Serena Calabrese – Emozione e comunità: queste sono le due parole che mi vengono in mente se ripenso all’esperienza entusiasmante che io e i miei amici abbiamo vissuto nell’animare la serata del sabato al Convegno Nazionale UNPV “Apriti alla Verità, porterai la Vita”. L’Ufficio Nazionale per laPastorale delle Vocazioni ha infatti organizzato una serie di incontri (dal 3 al 5 gennaio 2014) a Roma e la sera del 4 il laboratorio teatrale giovanile della Diocesi di Tivoli L’Officina dei Talenti, di cui faccio felicemente parte, ha portato in scena per i partecipanti al convegno lo spettacolo di varietà “Our Crazy Society Show”, che aveva già proposto in altre date nella provincia di Roma.
Ogni spettacolo, ogni esibizione, è un’occasione di emozione, di adrenalina, di tensione, di collaborazione, di amicizia, di comunità, di vita e non ringrazieremo mai abbastanza gli organizzatori per averci dato la possibilità di recitare, ballare e cantare un’altra volta, e in un’occasione così importante. Nel nostro piccolo, noi cerchiamo di dar vita a un modo di dedicarci a una cosa che ci piace, il teatro, in maniera costruttiva e collaborativa, tentando di vivere nella nostra grande comunità (una cinquantina di membri) il nostro essere cristiani. Siamo esseri umani e non siamo immuni da errori, delusioni, attriti: ma se si lascia spazio all’Amicizia e all’Amore, vince sempre l’unità. E devo dire che, al di là di tutto, non sempre e imperfettamente, perché imperfetti siamo, questo, all’Officina dei Talenti, accade, ed è la probabile ragione del nostro successo, che si concretizza nell’osservazione che chi assiste ai nostri spettacoli spesso fa: la percezione dell’amicizia che ci lega. È questo magari il bello: la maniera imperfetta e umana di vivere la perfettibilità, la potenzialità al miglioramento che c’è in ognuno di noi.
Ed arrivare in un altro posto, sistemare la propria roba nei camerini (o nei luoghi che ne svolgono la funzione), vestirci, truccarci, occuparci del mixer, delle luci, della musica, degli effetti, provare i balletti, le canzoni, i microfoni, le scene a memoria in un angolo o nel bagno, discutere, non capirsi, sorridere, alla fine comprendersi, microfonarsi, fare i riti scaramantici di tradizione teatrale di cui ci piace l’allegria e la goliardia, aspettare dietro le quinte, guardarsi, incoraggiarsi, attendere il proprio momento, uscire e salire sul palco, sentire le luci, spaventarsi, esibirsi di nuovo e miracolosamente, tornare dietro le quinte, aiutare qualcuno col cambio microfoni o il cambio costumi, aspettare di nuovo il proprio turno, ridere alle battute degli altri, rammaricarsi degli errori dei compagni (di cui ci accorgiamo noi e il pubblico quasi mai), uscire alla fine per i saluti, prendere il compagno per mano e inchinarsi, salutare il pubblico sempre benevolo e incoraggiante, tornare dietro le quinte per cambiarsi, essere puntualmente richiamati sul palco per la foto di gruppo, cercare chi manca all’appello per la foto di gruppo (perché, non si sa com’è, qualcuno manca sempre!), fare le smorfie e non stare mai fermi durante la foto e costringere i fotografi a farne sempre due o tre, munirsi di cestino per chiedere le offerte destinate all’autofinanziamento e alla beneficenza, questo per noi è fare teatro. Grazie di nuovo all’UNPV, perché un giorno di teatro in più per noi non è mai un giorno di troppo.